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N°93 - Isa Colosimo testimonia su Nuccia al 4° Convegno: 25.01.2009
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Grazie, Gesù, per averci regalato Nuccia. Alleluia!

TESTIMONIANZA SU NUCCIA di Isa Colosimorosa
Catanzaro 27 / 09 / 2008
- Sotto la croce s'impara ad amare! -

Questa la testimonianza vuole essere non solo un omaggio alla sorella Nuccia, ma
anche un contributo alla diffusione del messaggio d'amore impresso nella sua vita. Esso è un
invito alla sequela di Cristo, l'unico vero Maestro da cui imparare ad amare, perché non c'è
amore più grande di chi da la vita per gli altri, come ha fatto Lui.
Attratta dal mistero della croce, Nuccia, pur essendo ancora bambina, non fu colta
impreparata dalla malattia, anzi l’accettò con sorprendente lucidità, disponendosi a viverla
nell'obbedienza, sull'esempio di Cristo, come risposta ad una richiesta d'aiuto da parte di Dio.
Nella sofferenza Nuccia ha vissuto la sua vocazione alla santità e alla solidarietà nei confronti
dei fratelli. Col suo 'si' diede inizio ad un cammino pasquale di morte e di risurrezione,
duro e gravoso, ma pieno di luce e di speranza, un cammino che brilla della luce della
croce e rivela la presenza di Cristo.
Questo Calvario durò per Nuccia tutta la vita e fu un lento susseguirsi di periodi più o
meno lunghi e più o meno dolorosi, intervallati da brevi pause di riposo, durante le quali la
nostra sorella riprendeva a sorridere, a partecipare alla vita della famiglia, a pregare, seduta
sulla sua poltroncina accanto al telefono. Da lì osservava tutto e tutti, vigilando soprattutto
sulla salute dei propri cari, accogliendo gli ospiti, interessandosi alle vicende sentimentali e
familiari di cugini ed amici. Faceva tutto questo senza, però, trascurare la preghiera, alla
quale dedicava abitualmente le prime ore del mattino e del pomeriggio. Recitava più di
una volta al giorno il santo rosario e leggeva passi scelti dall'antico e del nuovo
testamento, seguendo il calendario liturgico. La recita del santo rosario fu per lei un segno di
predilezione della Vergine, che giorno dopo giorno l'introdusse nel mistero del dolore, dove
incontrò Cristo. Da allora in poi, vivere per lei fu Cristo crocifisso, morto e risorto.
Sotto la croce Gesù divenne per lei lo sposo, l'amico fedele, il buon cireneo, il
consolatore, ma soprattutto il maestro, da cui Nuccia apprese ad amare. Distesa sulla
medesima croce di Cristo, la nostra sorella ricevette due doni straordinari: la sapienza della
croce e la fiamma purissima della carità, doni che la colmarono di gioia, di consolazione e
l’aprirono alla luce dello Spirito Santo. Grazie a questi benefici, Nuccia acquisì nuova
consapevolezza dell'amore di Dio, del valore della vita, della funzione salvifica del dolore.
Comprese anche di essere una 'prediletta' del Padre, che l’assimilava a Cristo nell’amore, e
che ‘il dolore e la morte non sono l'ineluttabile sorte dell'uomo', (come taluni credono), né un
castigo di Dio, bensì la 'via stretta' che conduce al paradiso; perciò, mezzi di santificazione e
di grazia offerti a tutti dal Padre, perché ciascuno meriti, attraverso la prova, il premio eterno.
Infatti, il dolore e la morte sono entrati nel mondo a causa del peccato. Dio li ha
redenti, ma non li ha aboliti, perché rispetta la libertà dell'uomo, creato a sua immagine e somiglianza.

Nuccia intuì che queste verità di fede vanno conosciute, accettate e vissute da ogni
uomo, perché "la vita non potrà mai essere completamente felice, non essendo il paradiso, né
completamente infelice, perché ne è la via". La vita è per tutti dono gratuito di Dio e reca in
sé un dovere da compiere, una missione da portare avanti, perché non c'è premio senza
impegno, non c'è gioia senza dolore. Nella chiesa, pertanto, ognuno ha una funzione
insostituibile, ciascuno una vocazione sua propria, armonizzata con quella di tutti gli altri
membri; e tutti traggono identica vita dall'unione con Cristo. Ognuno è cristiforme. Nessuno
soffre solo. Nessuno soffre inutilmente, perché ogni vita è preziosa agli occhi di Dio: a Lui
nessuno è indifferente.
Queste verità rivelate da Gesù sotto la croce furono le più consolanti per Nuccia, che
capì di poter dare senso alla sua povera vita spezzata, utilizzando il prezioso talento
ricevuto con la vita: la sofferenza. Accesa dalla carità e dalla gioia di poter corrispondere
all’amore del Padre, la nostra sorella, mentre il dolore la consumava, imparò ad abbandonarsi
totalmente a Dio, unendosi a Cristo nel dolore e nella preghiera. Con Lui si offriva
continuamente vittima al Padre per riparare i peccati del mondo, per la conversione dei propri
cari, per suffragare le anime del purgatorio, per i poveri e gli ammalati, soprattutto per quelli
che soffrono senza speranza e per i giovani che cercano la felicità su strade sbagliate.
Amare - soffrire, soffrire - offrire, amare - pregare divennero per Nuccia il suo stesso
respiro, i battiti del suo cuore, lo scopo della sua vita, perché sofferenza e preghiera erano per
lei non solo luogo d'incontro con l'Amato, ma anche possibilità di continua offerta di atti di
carità. Essi piacquero tanto al Signore e conquistarono il cuore di tante sorelle e di tanti
fratelli, che in Nuccia trovarono spesso la risposta ai loro problemi, imparando a pregare
e a ridimensionare le proprie esigenze di vita, le proprie sofferenze.
Sicché, l'umile casetta della nostra sorella malata si trasformò lentamente in un piccolo
cenacolo, dove si pregava insieme, quando la salute di Nuccia lo permetteva, e si adorava la
Croce in silenziosa contemplazione del suo corpo penante nelle ore di maggiore dolore. Ma,
sorprendentemente, dopo ore o giorni di queste prove, ella tornava a sorridere, perché Gesù
era con lei e si aspettava da lei ancora molto frutto.
Gli ultimi anni della vita di Nuccia, pur essendo i più dolorosi, furono i più fecondi.
Con l'aiuto di Dio e la collaborazione mia e di altre fedelissime amiche, ella partecipò a
importanti trasmissioni di radio Maria con Federico Quaglini a favore degli ‘ultimi’, verso i
quali mostrò una particolare predilezione. Contemporaneamente svolse una delicata opera di
misericordia anche nei confronti dei fratelli carcerati, intrecciando con alcuni di loro una ricca
corrispondenza epistolare. In essa Nuccia guida le anime dei ristretti con sapienza e dolcezza,
ma anche con fermezza, a scoprire la ricchezza inestimabile della croce e i frutti che produce.
Istruisce, forma, consola, incoraggia e chiarisce i dubbi. Tramite radio Maria la flebile e umile
voce di Nuccia varcò i confini d'Italia e raggiunse il cuore di molti fratelli lontani. Molto
sentiti ed attesi furono i suoi messaggi. E lei era felicissima di annunziare la parola di Dio.
Dopo avere vissuto tutte le beatitudini del regno,
si spense serenamente nelle braccia della divina misericordia.
Grazie, piccola donna crocifissa. La tua luminosa testimonianza di amore ci aiuti ad
abbracciare ogni giorno la croce e a seguire Cristo, nostra speranza.

 

 

TESTIMONIANZA SU NUCCIA TOLOMEO
di Isa Colosimo il giorno delle esequie

Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del Tuo Amore! Le abbiamo contemplato
quotidianamente, contemplando il corpo della sorella Nuccia, divenuto tua stabile dimora in
tutti gli anni di vita che le hai concesso. Con la sua positività e il suo sorriso, in comunione
con Cristo, ella ha fatto di sé il cuore di una innumerevole schiera di amici, divenendo per
tutti madre, sorella, compagna di gioia e di dolore.
Grazie, Signore per averci dato questa piccola-grande donna, esempio di umiltà e nello
stesso tempo di grande sapienza e fortezza.
Grazie, Nuccia cara, per il tuo sì incondizionato offerto al Padre, grazie per i tuoi
insegnamenti, per la tua fede incrollabile, per la tua speranza contro ogni speranza, per la tua
infinita misericordia, ma grazie soprattutto per l’esempio della tua obbedienza, che come
Gesù apprendesti alla scuola della sofferenza. Grazie inoltre per il tuo sorriso, per la tua
ironia, la tua gioia di vivere.
Nuccia ha insegnato che la vera gioia nasce dall’avere in cuore Gesù, il suo grande
amore. Ci ha anche insegnato che la vita è dono e che tutti possono dare a Dio e ai fratelli
qualcosa, perfino la sofferenza, se questa viene accolta, vissuta e offerta per amore,
pazientemente, con amore.
Ti ringrazio, Nuccia, a nome di tutti gli amici, soprattutto a nome dei fratelli ristretti,
che negli ultimi anni hai continuamente consolato e visitato con la tua voce flebile e i tuoi scritti pieni di amore.

Cara Nuccia, oggi siamo un po’ mesti, perché ti salutiamo, ti vediamo per l’ultima
volta fisicamente, ma siamo felici per te che hai finalmente raggiunto i prati verdi che hai tanto sognato.
Siamo contenti, perché puoi finalmente respirare bene. Prega per i tuoi cari e per tutti
quelli che ti hanno amato. Prega con Gesù il Padre e continua a farlo sempre, perché anche
noi siamo in grado di fare quello che hai fatto tu, cioè la volontà di Dio Padre. Così sia.
Nota: Isa Colosimo è cognata delle cugine di Nuccia, Anna e Ida Chiefari, avendo sposato un
fratello dei loro mariti. Ha conosciuto Nuccia e frequentato la sua casa fin dal 1963. Fa parte
del gruppo ecclesiale ‘Rinnovamento nello Spirito’ e, assieme ad Ida Chiefari, ha fatto
conoscere a Nuccia questo movimento, di cui Nuccia era entusiasta. Spesso Nuccia le
chiedeva aiuto nello stendere i messaggi per radio Maria e nel correggere le bozze.

LAVANDA E VESTIZIONE DI NUCCIA
CZ 27 / 09 / 2008
Ogni gesto, ogni momento della vita di Nuccia rappresentò per chi la conobbe e la
frequentò un insegnamento, un invito all’amore e all'umiltà. Particolarmente vivo resta in me
il ricordo della sua ‘lavanda e vestizione mattutina’, alla quale fui presente una volta, per
caso. Essa suscitò in me un’emozione incredibile per lo stupore e l'impressione che ebbi
nell'assistere a un rito quasi sacro, fatto di gesti lenti e misurati, che riempivano il silenzio di
tenerezza e di comprensione, di umiltà e di amore.
Quell'immagine oggi mi ricorda il rimprovero di Gesù fatto a Pietro quando, invitato
dal divino Maestro a lasciarsi lavare i piedi, gli rispose con orgoglio che non glielo
permetteva. E mi ricorda successivamente l'obbedienza dell’apostolo, quando capì che l'amore
esige per prima cosa l'umiltà di chi ama e di chi si lascia amare. L'immagine della lavanda e
della vestizione di Nuccia mi richiama inoltre un'altra figura, quella della Vergine addolorata
che contempla in un silenzio adorante il corpo del Figlio che inerte giace sul suo grembo! E
vedo nel volto e nelle mani di Maria lo stesso volto e le stesse mani della madre di Nuccia, di
tutte le madri del mondo che contemplano con amore ed accarezzano con tenerezza il corpo di
un figlio morto, quasi per non fargli male. La vestizione e la lavanda di Nuccia è pertanto
l'espressione di quell'umiltà, di cui è esigente l'amore. E mi richiama l'amore compassionevole
di Dio nei confronti dell'uomo.